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In Nord Uganda ci si saluta dicendo: "Kop ango?", che vuol dire: "C'è qualcosa?". E il sottinteso è: "C'è qualcosa che forse non va?". La risposta obbligata è "Kop pe", e cioè: "Non c'è niente" (che non va). A parte il rebus delle doppie negazioni risultanti dall'italiano, il senso è chiaro: tutto bene, possiamo andare avanti. Tra il popolo degli Acholi la giornata e le relazioni iniziano così, con un piccolo dubbio che va fugato. E così comincia il racconto di questo libro, con un saluto scambiato nell'alba di Kitgum. Il racconto di ventiquattro ore nella vita del Nord Uganda, terra squassata dalla guerra e dalle epidemie. Come tanti altri angoli dell'Africa, si dirà. C'è un dubbio, però, che vale la pena approfondire: tutti noi sappiamo come muore l'Africa, ma che ne sappiamo di come vive?